
GIOVANNI F. , SIEROPOSITIVO A 12 ANNI
Ha il virus dalla nascita e adesso sfida i pregiudizi con un libro sulla sua storia: "L'ho scritto per combattere la 'pauranza' della gente, un misto di timori e ignoranza"
La "pauranza" è il modo in cui io e la mamma chiamiano quel miscuglio di paura e ignoranza che la gente prova quando viene a sapere della "cosa".
Giovanni F., 12 anni, addenta l'ultimo pezzo di würstel e riprende a raccontare, seduto al tavolo di una pizzeria nel quartiere dove vive, a Milano, con la sua mamma. Che si gira a guardare dopo ogni frase, e tiene sempre per mano. I bastoni che lo aiutano a camminare, a causa di un problema neurologico che ha avuto quando aveva pochi mesi, sono poggiati alla parete. "Quando mi hanno detto della "cosa", sapevo cos'era, ma non era tutto chiarissimo: mamma mi ha aiutato, papà anche, i medici e gli altri ragazzi del Sacco pure.
La "cosa" è l'Hiv: Giovanni ci convive fin dalla nascita, ma lo ha scoperto solo da pochi mesi. Glielo ha passato la sua mamma, sieropositiva dalla metà degli anni Novanta: in Italia sono circa mille i bambini, come lui, sieropositivi dalla nascita. Sulla sua storia, e su quella dei ragazzi che con lui sono in cura nel reparto di Infettivologia pediatrica dell'ospedale Sacco di Milano, Giovanni F. ha scritto un libro: Se hai sofferto puoi capire, edito da Chiarelettere e steso a quattro mani con lo scrittore Francesco Casolo, da oggi in libreria. Un racconto in prima persona, in cui Giovanni (che è un nome di fantasia) spiega cosa vuol dire convivere con una malattia che, dal punto di vista sociale, è ancora uno stigma.
La "pauranza" è il modo in cui io e la mamma chiamiano quel miscuglio di paura e ignoranza che la gente prova quando viene a sapere della "cosa".
Giovanni F., 12 anni, addenta l'ultimo pezzo di würstel e riprende a raccontare, seduto al tavolo di una pizzeria nel quartiere dove vive, a Milano, con la sua mamma. Che si gira a guardare dopo ogni frase, e tiene sempre per mano. I bastoni che lo aiutano a camminare, a causa di un problema neurologico che ha avuto quando aveva pochi mesi, sono poggiati alla parete. "Quando mi hanno detto della "cosa", sapevo cos'era, ma non era tutto chiarissimo: mamma mi ha aiutato, papà anche, i medici e gli altri ragazzi del Sacco pure.
La "cosa" è l'Hiv: Giovanni ci convive fin dalla nascita, ma lo ha scoperto solo da pochi mesi. Glielo ha passato la sua mamma, sieropositiva dalla metà degli anni Novanta: in Italia sono circa mille i bambini, come lui, sieropositivi dalla nascita. Sulla sua storia, e su quella dei ragazzi che con lui sono in cura nel reparto di Infettivologia pediatrica dell'ospedale Sacco di Milano, Giovanni F. ha scritto un libro: Se hai sofferto puoi capire, edito da Chiarelettere e steso a quattro mani con lo scrittore Francesco Casolo, da oggi in libreria. Un racconto in prima persona, in cui Giovanni (che è un nome di fantasia) spiega cosa vuol dire convivere con una malattia che, dal punto di vista sociale, è ancora uno stigma.
Fonte:repubblica.it
"A tutti, della "cosa", mica lo puoi dire. Devi sapere, prima, se non scapperanno via. Serve un radar per capirlo".
A scuola della "cosa" non sa nessuno. La mamma lo ha detto ai suoi amici, ma lei è grande, mentre per me è diverso. Me lo dice sempre di fare attenzione".
"Giovanni F., sai il giudice, è il mio idolo!".A scuola abbiamo letto un libro su di lui, ed è diventato il mio mito. Da grande voglio diventare come lui, fare il giudice".
"Il mio desiderio di scrivere il libro è partito dall'ospedale, volevamo raccontare la storia mia e di tutti quelli come me: siamo come una "setta", che deve tenere nascosto al mondo un segreto. Così, abbiamo iniziato a lavorarci, ed è nato il libro. Che parla di come vivere con la "cosa", e di come devi fare attenzione a dirlo alle persone".Non puoi mica essere sicuro, subito, se di una persona ti puoi fidare oppure no: magari gli dici tutto, e lui poi smette di essere tuo amico. Perché gli viene la "pauranza", lo dice in giro, e ti trovi nei guai".Il radar serve perchè,pian piano, ti fa capire a chi lo puoi dire e a chi no. Io lo alleno ogni giorno, quando sarò grande penso sarò bravissimo".
"A tutti, della "cosa", mica lo puoi dire. Devi sapere, prima, se non scapperanno via. Serve un radar per capirlo".
A scuola della "cosa" non sa nessuno. La mamma lo ha detto ai suoi amici, ma lei è grande, mentre per me è diverso. Me lo dice sempre di fare attenzione".
"Giovanni F., sai il giudice, è il mio idolo!".A scuola abbiamo letto un libro su di lui, ed è diventato il mio mito. Da grande voglio diventare come lui, fare il giudice".
"Il mio desiderio di scrivere il libro è partito dall'ospedale, volevamo raccontare la storia mia e di tutti quelli come me: siamo come una "setta", che deve tenere nascosto al mondo un segreto. Così, abbiamo iniziato a lavorarci, ed è nato il libro. Che parla di come vivere con la "cosa", e di come devi fare attenzione a dirlo alle persone".Non puoi mica essere sicuro, subito, se di una persona ti puoi fidare oppure no: magari gli dici tutto, e lui poi smette di essere tuo amico. Perché gli viene la "pauranza", lo dice in giro, e ti trovi nei guai".Il radar serve perchè,pian piano, ti fa capire a chi lo puoi dire e a chi no. Io lo alleno ogni giorno, quando sarò grande penso sarò bravissimo".
"Sono un ragazzo come gli altri, vado al doposcuola il lunedì. In piscina due volte a settimana, il sabato al corso di teatro che fanno al Sacco. La domenica il chierichetto in chiesa, e qualche volta la partita del Milan con papà.
"Il virus come me lo immagino come tanti soldati con l'armatura di Darth Vader di Star Wars, tutti vestiti di nero: lo hai visto il film? Ecco, loro mi scorrono nel sangue, e si battono ogni giorno contro i soldati buoni, che sono vestiti di bianco e stanno vincendo. Loro, i bianchi, sono le medicine".
Prendo sette pillole al giorno. Ma faccio tutto da solo: non serve che mamma me lo ricordi, sono bravo".
Poi si gira a guardarla, ammicca e sorride. L'abbraccia forte: "Aiuto, così mi stritoli", gli dice lei. "Ma mamma, io più ti stringo, più ti voglio bene".